I due singoli, molto potenti, fanno il loro dovere. “Gelido” e “5 cose” danno la sensazione, tuttavia, che non sia facile discostarsi del tutto musicalmente da ciò che si è fatto e da ciò che si è stati. Certo, o membri dei Casablanca, non hanno mai collaborato insieme prima di questo progetto. Solo Zanotti ritrova il batterista Stefano Facchi – ex Deasonika – ma benché Giovanni Pinizzotto e Filippo Dallinferno non si siano trovati insieme per un vero progetto musicale, forse anche subendo la personalità musicale dello stesso Zanotti, avvicinano le loro sonorità strumentali a tutti i progetti che hanno permeato la storia artistica di Zanotti. No, non significa spogliare i due musicisti delle loro capacità musicale – basta spulciare un po’ dei lavori dei vecchi progetti di Filippo Dallinferno per rendersi conto di quanto sia impossibile farlo –, tanto che comunque, lo ripeto, il passato e lo tatui addosso.
L’album Casablanca dei Casablanca non arriva subito.
È un po’ come una pizza che arriva in ritardo quando la si ordina da casa dalla pizzeria che ami di più. Che può essere anche distante un bel po’ di chilometri da dove abiti tu ma corri il rischio. Ecco, è questa la sensazione. Non voglio dire che sia un album freddo quanto invece che la prossima volta, se voglio proprio quella pizza, quanto vale andarci direttamente in quella pizzeria. Io ricordo ancora tantissime frasi di Zanotti, tratte da tantissime sue vecchie canzoni. Testi che celavano un simbolismo schietto, a volte anche ermetico, sempre romantico, nostalgico. Adesso con i Casablanca, pur indirizzandosi verso un rock più cinico e duro, si ha la sensazione abbiano svuotato anche i testi, ripeto, aspetto apprezzabilissimo dello stesso Zanotti. L’errore forse, da un lato, è anche mio che non riesco a mettere una diga ai pensieri che, imperterriti, mi riportano al passato musicale di un artista. Però è strano. Perché di tantissimi artisti che conosco, anche dello stesso Zanotti dopo i Deasonika con il lavoro solista e con quello con Dj Myke, sono riuscito a discostarmene. Forse sarà il fatto di rivederlo questa volta in una vera e propria band, non saprei.
Riassumo cosa penso di questo album citando il pezzo solo chitarra – tra l’altro uno di quelli che ricorda le capacità vocali di Zanotti e cosa riesce a fare quando si fa trascinare dalla malinconia – contenuto in Casablanca: “Non so mai dirti che… ”. Un titolo che, a mio avviso, riassume tutto, sia nella forma che nelle parole. In quest’album c’è una bellissima intelaiatura ma manca il succo, manca l’essenza, “l’Esistenza”. E non lo scrivo come si può scrivere per qualunque album, non è la classica frase fatta. Quest’album è l’immensa voglia di dire senza riuscire a farlo, riuscendo pure a farlo capire. Spero davvero comunque che i Casablanca non siano un progetto passeggero. Si ha bisogno della tenacia di Zanotti, di Facchi, di Pinizzotto, di Dallinferno. Certo, nessun paragone, i Deasonika erano altra cosa. Ma il Max Zanotti del tempo rispetto ad ora.
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