È un album che, qualora l’avessimo immaginato, non avremmo mai potuto capire che sarebbe venuto così. Non si innesta in nessun genere ma solo nella precisa concezione primigenia della creatività. La cosa splendida è proprio questa. È nell’intenzione di Daydreaming, nella chitarra acustica di stampo folkeggiante di Desert Island Desk, nel crescendo ritmico – e che crescendo – di Ful Stop, che sembra proiettarsi ai periodi “Kid A”, “Amnesiac” e “In Rainbows”, alla dolcezza semplice, breve e solenne di Glass Eyes – troppo breve, sarebbe dovuta durare altri 10 minuti –, nella registrazione di Identikit – già suonata in tanti concerti –, pezzo in cui credevo poco in quanto avevo paura mi riportasse su un senso di freddezza e pragmatismo e che invece è riuscita a raccontare, nella versione studio, molto di più della versione live, nell’eleganza quasi jazzistica di The Numbers, nella stravolgente e inaspettata Present Tense, col suo incedere che riporta a ritmi sudamericani e che i Radiohead nella prospettiva di Canzone, con la voce di Yorke che fa da contraltare alle chitarre, al drumming della batteria, agli shaker, con i cori della London Contemporary Orchestra a renderlo magico, nell’abbraccio di Tinker Tailor Soldier Sailor Rich Man Poor Man Beggar Man Thief, un pezzo che spicca per minuziosità e tentativo di minimalismo che, di tanto in tanto, cede solo alle orchestrazioni.
Qui metto un punto, anche se la tracklist non è finita.
Manca un pezzo, l’ultimo: True Love Waits. Per questo immenso brano, per il modo in cui hanno saputo rimescolarne le carte rispetto alla precedente versione, pur mantenendone una Bellezza inspiegabile, non vorrei spendere altre parole che non siano “Ascoltatela, dopodiché innamoratevi del silenzio che vi martellerà dopo”.Perché è questa la sensazione che ho avuto appena “A Moon Shaped Pool” si è concluso. Un senso di vuoto, bellissimo disorientamento. Nessun pensiero verso le stelle, nessun pensiero aleatorio. Solo i rumori di un hard-disk che non smette di lavorare, le gomme delle auto che passano sulla strada, il rumore di qualche oggetto che hai involontariamente spostato sulla scrivania, insomma, cose semplici. Dentro cui, però, dopo un simile ascolto, ci costruisci il desiderio di voler cogliere tutti quegli istanti di cui si permeano le cose belle.
Questo è “A Moon Shaped Pool”.
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