Ricordo di aver letto da qualche parte che durante un’intervista era stato chiesto a Lucio Dalla cosa ne pensasse dei politici che andavano ai funerali di Stato. Lui aveva espresso insofferenza per la questione, a quel punto l’intervistatore gli aveva detto una cosa del tipo “Lo sa che quando sarà ora i politici verranno anche al suo funerale?”. E Lucio, con la sua prontezza di spirito aveva risposto “un buon motivo per non morire”. Purtroppo non è andata così: la personalità incredibile che fu Lucio Dalla ci manca da ben quattro anni, quando se n’è andato improvvisamente per un attacco di cuore dopo un concerto a Montreux, Svizzera.
Lucio vivrà eternamente nelle sue canzoni
Nei portici della sua Bologna e nel mare della sua Puglia e questa è la settimana che gli dovrebbe essere istituzionalmente dedicata, ricorrendo a soli tre giorni di distanza l’anniversario della nascita e quello della morte. Un’esistenza fatta di arte la sua, che ha dato vita a tanto di quel materiale, tra aneddoti e leggende, che ce ne sarebbe per un anno intero, ma dato che il tempo è denaro lo ricordo così, con 20 curiosità.
1 – Il primo approccio di Lucio Dalla con la musica fu il clarinetto
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Lo strumento gli venne regalato quando aveva dieci anni, e lui imparò a suonarlo da autodidatta. A quindici anni era già un virtuoso: il grande trombettista Chet Baker, all’epoca residente a Bologna, invitò più volte Lucio a suonare con lui.
Il primo strumento che Lucio Dalla imparò a suonare fu la fisarmonica, all’inizio degli anni ’50, non il clarinetto, che apprese subito dopo, e la prima canzone non la scrisse nel 1977, ma nel 1970: “Non sono matto (o la capra Elisabetta)”, con testo di Lucio Dalla e musica di Gino Paoli.