Si dice che non si nasca Haters ma ci si diventi. Io a dire il vero non saprei anche se, a giudicare dalle castronerie e dalle dabenaggini dei “bimbipene” che leggo di quà e di là, farsi salire il crimine è ormai facile quanto suonare alla chitarra una canzone di Ligabue. Soprattutto poi quando si sentono certe cose: “I Van Halen? Certo che li conosco, sono quel gruppetto che ha fatto quella canzoncina sfigata da discoteca con gli organetti”.
Ora ditemi voi se per certe affermazioni non sia veramente alto il rischio di andare in galera.
Per carità, “Jump” è pur sempre la regina incontrastata delle serate in discoteca fatte dal Dj scarso che non sa cosa mettere per riempire la pista quindi ci può stare che ci sia qualche “musicoleso” che dei Van Halen conosca solo questa. C’è anche da dire che Eddie Van Halen ci ha messo del suo per farci incazzare, passando dal riff vibrante di “Ain’t talkin’ ‘bout love” – il titolo con più apostrofi della storia – ad una canzone lontana anni luce dalle sonorità Hard Rock della band dei fratelli olandesi e pure il cantante David Lee Roth, a dirla tutta, non aveva proprio tutta questa gran voglia di trasformarsi in una band con sonorità elettroniche (infatti verrà fatto fuori proprio per questi contrasti dai fratelli Van Halen).
Però (cazzo!), l’assolo in mezzo a “Jump” è assolutamente memorabile!
Come si fa a non capire che il chitarrista sia fornito di evidenti attributi? Anche secondo lo stesso Eddie è: “l’assolo più bello che abbia mai scritto” e sinceramente non mi sento di dargli torto. Perciò, cari i miei fricckettoni discotecari, la prossima volta tra un Negroni sbagliato ed un Vodka Lemon, aprite anche le orecchie quando si parla di musica: potreste star ascoltando uno dei più grandi chitarristi della storia del rock senza saperlo.
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